Degustazione in terrazza

È mezzogiorno di una bellissima giornata di novembre. Ho appena finito la programmazione settimanale delle lezioni di musica. Vado in salotto a cercare mio marito ma non c’è. Il sommelier è sul balcone. Quindi c’è sicuramente una degustazione in atto.

Subito capisco che si tratta di qualcosa di speciale. Rubo il suo calice e appena avvicino il bicchiere al naso sono letteralmente catapultata in una dickensiana A Christmas Carol: notte, caminetto acceso con calza rossa appesa, albero di Natale, poltrona. Fuori silenziosamente cade la neve. Stanotte arriverà Babbo Natale. Troverà i biscotti e questo nettare, che odora di zenzero, panpepato, cedro candito e fumo di caminetto, ma anche di vaniglia, spezie orientali, di cannella, di zucchero filato e di uva passa.

Appoggio il suo calice e ne chiedo uno per me, la schiuma è quasi densa e quando si dirada lascia lo spazio al colore giallo intenso; il perlage è finissimo, sembra quasi faccia fatica a risalire in superficie. In bocca entra morbido, molto avvolgente, sapido e intenso. Queste bollicine finissime, che fanno pensare a delle lavorazioni francesi demi-mousse, confermano i sentori olfattivi, e ne aggiungono altri come la crema pasticcera cotta al forno e le nocciole caramellate. Il fantasma del Natale presente, luminoso, caldo, accogliente, allegro è qui, sulla mia terrazza.

                                                             

Si tratta di un Bellavista Cuvée Brut, sboccatura 1994, una coccola vera e propria, sorprendente e appassionante. Mi ritrovo a parlarne concitatamente ed entusiasticamente con mio marito (il sommelier di cui sopra, che mi ha fatto la degustazione in diretta).

 

Bellavista è un nome importante, con una lunga storia alle spalle ed un enologo, Mattia Vezzola, che ha interpretato questo prodotto alla perfezione. Il vino lo sapevano fare bene anche all’epoca, a partire dalla lavorazione in vigna. Questo prodotto dà l’idea del cuore che ci vuole per questo lavoro. Noi siamo fortunati, perché possiamo apprezzare la bontà di questi prodotti. E, in ultimo, ci dobbiamo rassegnare al pagare il giusto prezzo per il vino buono, fatto bene.

— Un altro come me, — esclamò lo Spirito, — tu non
l’hai visto mai!
— Mai, — rispose Scrooge.
— Non sei andato attorno co’ più giovani della mia famiglia; voglio dire (perché io sono giovanissimo) i miei
fratelli maggiori nati in questi ultimi anni?
— Non mi pare, — disse Scrooge. — Temo di no. Avete
avuto molti fratelli, Spirito?
— Più di milleottocento, — rispose lo Spirito.
— Una famiglia tremenda a mantenere! — borbottò
Scrooge.

(da Canto di Natale di C. Dickens)

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