Il giovedì in Vineria

Un giovedì sera, Mori, Vineria Baroldi, due chiacchiere con Emiliano Baroldi. Si parla di champagne, di spumante ma anche di vino e della produzione, a 360° gradi. Si fanno ipotesi dissacranti, progetti utopici, si danno definizioni. Ne esci un po’ più consapevole, un po’ più “colto”: è una serata come tante, ma può diventare speciale.

E. Vi potrebbe interessare se giochiamo un po’: vi va di fare una degustazione alla cieca? Beviamo quattro o cinque bicchieri, spizzichiamo qualcosa… Sono sicuro che vi si apre un mondo…

Alla fine, degustando un Billecarte-Salmon, Brut Réserve, l’ultimo di quattro proposte diverse, si parla. Inizia un vero e proprio scambio di idee a partire da un sentore di ananas e da un’importante premessa: Se comici a bere in un certo modo…

Emiliano: …arrivi lì e da lì riparti. Non torni indietro… il professionista deve dare una valida critica, quindi per me è importante studiare. Sto per dare gli ultimi due esami a S. Michele (Enologia), venerdì prossimo ho finito. (assaggia il prodotto) Molto buono, tantissimo ananas è vero, erano anni che non lo assaggiavo… Stavo leggendo un catalogo e, dato che non lo bevevo da una vita, ho voluto riscoprirlo…

Mauro: L’ultima volta l’ho bevuto all’Affi Wine Bar, prima dell’inverno…

E. C’è troppa gente, ma sono molto bravi… Invece che ne pensi del Signorvino?

M. Ci vado con la mamma. Quando andiamo in giro, alla mamma piace il Signorvino. Il bello del Signorvino è sicuramente l’openspace: entri, giri, ti puoi guardare intorno, poi ti siedi, ordini qualcosa da mangiare e, alla fine, ritorni nell’enoteca. È un buon progetto di enoteca commerciale, forse un po’ caro…

Ci invita a seguirlo per mostrarci la piccola “caneva”, destinata ad eventi privati e speciali,  costituita da un anticamera e una saletta con gli avvolti. Nell’anticamera salta agli occhi un mappamondo enorme, ai lati ci sono due armadi a scaffali, colmi di bottiglie, sopra uno dei quali c’è una grata, chiusa da un lucchetto. Nella saletta campeggia un alto tavolo attorniato da otto sgabelli.

Il mappamondo si apre…

E. Qua c’è il mio bar personale, per adesso è vuoto perché è estate. Io lavoro tantissimo d’inverno.

Passiamo nella saletta del tavolone…

E. Questa è la mia saletta “crudo, bro brusà, tartufo bianco, tartufo nero” c’è la possibilità di fare e degustare di tutto, qui dentro…

Torniamo nell’anticamera…

E. E qua c’è, purtroppo, il mio chiodo, il mio mutuo. Quando ho iniziato a lavorare ho cominciato anche a fare collezione di tutti i tipi di vini. Ho un po’ di tutto, non tantissime bottiglie, ma tante cose diverse…

M. Ma sei sempre stato qua?

E. Sempre stato qua. Era uno dei primi Wine Bar e quindi lavoravo tanto. Fino a che, nel 2011, crisi totale: nessuno beveva più vino, aiuto! Comunque nessun problema… 

M. … la crisi prima o poi finirà…

Si torna in vineria, ma le chiacchiere continuano ancora un po’, si va dalla politica di marketing del Trentodoc ai prodotti che vengono da lontano, dalla Nuova Zelanda o dall’America Latina. Si parla di profumi, di enologia, di anfore, di biodinamica… Si parla dell’intenzione di Emiliano di fare un proprio vino, bianco, perché “sui bianchi c’è ancora da giocare”…

Alla fine ci salutiamo. Ce ne torniamo a casa con la sensazione che una serata, che poteva essere come tante, si è trasformata in un momento di condivisione di una passione e in un’inaspettata occasione di approfondimento. Ci sentiamo più ricchi.

Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere. (Dalai Lama)

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